Licenziamento discriminatorio a Brescia

Il licenziamento viene definito discriminatorio quando le cause scatenanti sono rappresentate da elementi come la nazionalità e/o la lingua del lavoratore, il credo politico o la fede religiosa, il sesso etc.

Cos’è il licenziamento discriminatorio

Il licenziamento discriminatorio non rientra nelle classiche tipologie previste dalla legge come il licenziamento disciplinare o per giustificato motivo oggettivo.

Non dipende da inadempienze del dipendente, ma da fattori e/o caratteristiche personali come ad esempio genere, età, sesso, orientamento politico, religione, disabilità, etnia o razza, condizioni fisiche o sociali, stato di salute, convinzioni personali, caratteristiche fisiche; altre tipologie di licenziamento discriminatorio sono relative all’appartenenza a gruppi sociali o sindacali, oppure fanno seguito a precedenti molestie, anche sessuali.

Il recesso dal rapporto di lavoro per motivi discriminatori avviene quando il lavoratore viene trattato in modo diverso e svantaggiato rispetto ad altri dipendente in determinate situazioni o a causa di certe “caratteristiche” che la legge invece tutela.

In questi casi il giudice dichiara nullo il licenziamento ed applica la cd. tutela reintegratoria piena.

Con questa forma di tutela il datore è obbligato a:

  • reintegrare il lavoratore;
  • corrispondere a quest’ultimo un’indennità risarcitoria, di importo pari al periodo che va dal licenziamento fino all’effettivo reintegro;
  • versargli i contributi previdenziali ed assistenziali per il periodo tra il licenziamento a la reintegrazione;

Il lavoratore può usufruire del cd. diritto di opzione, scegliendo se essere reintegrato o ricevere il pagamento di un’indennità pari a quindici mensilità.

Casistiche del licenziamento discriminatorio

Una forma di licenziamento discriminatorio, è quella del licenziamento ritorsivo che può avvenire in forma diretta o indiretta. In questo caso l’interruzione del rapporto di lavoro è motivata da una ritorsione, relativa ad un comportamento legittimo del lavoratore colpito.

Anche il licenziamento discriminatorio in caso di maternità o matrimonio è vietato dalla legge. Non è possibile procedere al licenziamento di una dipendente dall’inizio del periodo di gestazione fino al compimento di un anno di età del bambino e dal giorno della richiesta delle pubblicazioni di matrimonio fino ad un anno dopo la celebrazione dello stesso.

Licenziamento discriminatorio per motivi di salute

La legge tutela il lavoratore anche dal licenziamento discriminatorio per motivi di salute concedendogli il diritto alla conservazione del proprio posto di lavoro.

Diritto che viene meno in due ipotesi ovvero se e quando la malattia va oltre il periodo di comporto stabilito o quando comporta uno scarso rendimento da parte del lavoratore che causa quindi un danno al datore.

La contrattazione collettiva prevede inoltre l’aspettativa non retribuita, ovvero un periodo di tempo in cui il rapporto di lavoro prosegue ma senza retribuzione, anche oltre il termine di comporto.

Il datore di lavoro non può rifiutarsi di concedere l’aspettativa salvo che non dimostri la sussistenza di seri motivi impeditivi alla concessione della stessa.

Se ti trovi in questa situazione, contatta senza alcun impegno l’Avvocato Simona Micotti Stefano, via mail o telefono che sarà a tua disposizione.

Differenza tra licenziamento discriminatorio e per motivo illecito

Il licenziamento per motivo illecito consiste nel recesso dal rapporto quando il motivo determinante della decisione del datore di lavoro è contrario a norme imperative, all’ordine pubblico, al buon costume, oppure è in frode alla legge.

Il licenziamento discriminatorio e quello per motivo illecito, pur sembrando abbastanza simili, si differenziano soprattutto per il tipo di controllo che il Giudice deve compiere al fine di stabilirne l’illegittimità.

In caso di presunto licenziamento per motivo illecito, il recesso del datore di lavoro viene sottoposto al c.d. controllo motivazionale di conformità, mentre in caso di licenziamento discriminatorio il controllo riguarda i suoi effetti, con la finalità di tutelare e preservare l’integrità di alcune caratteristiche dei lavoratori.

Se hai dubbi sulla tua situazione, l’Avvocato Simona Micotti tutela solo ed esclusivamente i lavoratori. Contattala senza alcun impegno via mail o al telefono.

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Vediamo alcune recensioni sul lavoro che ho svolto da parte di alcuni nostri clienti.

Matteo Manzella

Matteo Manzella



Ho conosciuto l'avvocato Micotti su indicazione di un conoscente. In questi casi, quando manca una conoscenza diretta, spesso si è titubanti soprattutto se si ha la necessità di affidarsi ad un professionista che ispiri fiducia. L'avvocato Simona Micotti mi ha accompagnato passo dopo passo per risolvere il mio problema facendomi sentire accolto fin da subito sentito; non mi sono mai sentito un caso.

Lavoravo da circa due anni presso lo studio di un commercialista, con un contratto di collaborazione occasionale. In realtà lavoravo full time otto ore al giorno dal lunedì al venerdì e lo stipendio mi veniva versato in nero.

Mi sono rivolto all’avv. Simona Micotti in quanto, in seguito ad un infortunio in cui avevo subito la rottura di un braccio, essendo costretto a stare a casa per tre mesi, il mio datore di lavoro non mi versava più lo stipendio e non avevo neppure certezze in merito alla continuazione della collaborazione e al mio rientro in attività.
Mi ero rivolto al sindacato di zona che, dopo un tentativo di trattativa, mi ha consigliato di rivolgermi ad un legale.

L’avvocato Simona Micotti ha avviato una causa davanti al Giudice del lavoro. La vertenza è stata conclusa con un accordo conciliativo: ho ricevuto un cospicuo risarcimento per il mancato versamento dei contributi oltre alla liquidazione del TFR.

Consiglierei  l'avvocato Micotti per le sue qualita'. E'una professionista preparata, seria e con le idee chiare. Affidabile e pronta ad andare fino in fondo.

Ramon Marchina

Ramon Marchina



Ero stato assunto a tempo indeterminato presso una piccola ditta artigiana, ma il lavoro negli ultimi mesi era notevolmente calato così avevo trovato un’altra occupazione. Mi sono rivolto all’avv. Micotti, su consiglio di alcuni miei colleghi che la conoscevano, perché avevo intenzione di dimettermi e temevo ritorsioni quali il mancato pagamento dello stipendio e del TFR, anche perché con i pagamenti il mio datore di lavoro era indietro di tre mensilità.

L’avv. Micotti mi ha innanzitutto informato che avevo l’obbligo di dare il preavviso, pertanto, quando sono arrivato in officina e mi è stato detto di andarmene via subito ho preteso, come mi aveva detto l’avvocato, che mi venisse firmata una dichiarazione di rinuncia al preavviso.

Successivamente l’avv. Micotti ha richiesto che mi venissero pagati gli stipendi arretrati e il TFR, ma il mio datore di lavoro continuava ad accampare scuse, così l’avvocato, ha immediatamente depositato un ricorso in tribunale.

Il giorno prima dell’udienza il mio datore di lavoro per evitare la causa ha versato quanto mi era dovuto, oltre ad un risarcimento per le spese legali e il ritardo nel pagamento.

Consiglio l’avvocato Simona Micotti in quanto è chiara e precisa, mi ha spiegato subito come dovevo comportarmi e come si doveva trattare col mio datore di lavoro. Ha ottenuto il risultato che desideravo velocemente e mi sono sentito tutelato fin da subito.

Carlo Trevisani

Carlo Trevisani



Ho lavorato per oltre vent’anni presso un Hotel. Negli ultimi anni la proprietaria dell’hotel aveva deciso di appaltare alcuni servizi a società esterne. Da allora i dipendenti venivano licenziati e riassunti periodicamente dalle nuove società che gestivano i servizi.

Io ero formalmente assunto come facchino, ma in realtà svolgevo la mansione di giardiniere.
La nuova datrice di lavoro dopo avermi inviato ben 5 lettere di contestazione disciplinare per fatti innocui mi sospendeva cautelarmente dal lavoro ritenendo che il fatto che avessi la maglietta sporca fosse talmente grave da giustificare detto provvedimento.

Tramite l’associazione sindacale rispondevo alle contestazioni chiedendo senza esito un incontro.
Trovandomi nell’impossibilità di tornare al lavoro e di risolvere la vicenda mi rivolgevo all’avv. Simona Micotti.

Quest’ultima ha avviato un ricorso urgente presso il Tribunale del Lavoro. In meno di un mese il provvedimento cautelare è stato ritenuto illegittimo e la datrice di lavoro è stata condannata a reintegrarmi immediatamente nel posto di lavoro pagandomi tutte le competenze maturate oltre alle spese legali. Con l’avvocato Simona Micotti ho avuto un’eccellente esperienza.

Ho riscontrato massima serietà, molta cordialità e sensibilità, ottima disponibilità al dialogo. Mi sono sentito a mio agio e ho ottenuto ottimi risultati.

Consiglio l’avvocato Simona Micotti in quanto in uno dei momenti più buoi in cui non sapevo come sarebbe stato il mio futuro mi ha fornito un valido sostegno morale e la speranza e la pazienza per credere nella possibilità di risolvere la mia situazione.

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